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al testo proposto da Lorena Turri
Il glicine
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... e intanto era aprile, e il glicine era qui, a rifiorire. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Prepotente, feroce rinasci, e di colpo, in una notte, copri un intera parete appena alzata, il muro principesco di un ocra screpolato al nuovo sole che lo cuoce ... E basti tu, col tuo profumo, oscuro, caduco rampicante, a farmi puro di storia come un verme, come un monaco: e non lo voglio, mi rivolto – arido nella mia nuova rabbia, a puntellare lo scrostato intonaco del mio nuovo edificio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tu che brutale ritorni, non ringiovanito, ma addirittura rinato, furia della natura, dolcissima, mi stronchi uomo già stroncato da una serie di miserabili giorni, ti sporgi sopra i miei riaperti abissi, profumi vergine sul mio eclissi, antica sensualità . . . . . . . . .
da “La religione del mio tempo” Garzanti 1961
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